giovedì 26 gennaio 2012

Si alla misantropia (col razzismo si gode solo a metà)

Quand'ero piccolo prendevo sempre in giro una bambina giapponese che frequentava la mia stessa scuola. Ero solito rivolgerle parole del tipo "sayonara" "arigatò" "karakiri" e "hiroshima" ma lei non gradiva molto poiché questo mio atteggiamento la faceva sentire diversa e quindi esclusa. In effetti non aveva tutti i torti: la avvertivo come una caricatura di un essere umano occidentale (l'essere supremo che s'inventa un dio per giustificare la propria stronzaggine e poi butta le bombe atomiche per vincere una guerra) e quindi la sfottevo.
Quand'ero un po' più grandicello iniziai ad andare alle scuole medie, loculo ove di solito si è soliti prendere in giro gli omosessuali anche se, sempre e comunque, dietro le spalle. Parole come "frocio" "finocchio" "culattone" erano all'ordine del giorno: li avvertivamo come una caricatura di un essere umano col giusto indirizzo sessuale (l'indirizzo che ti porta all'altare, ad una famiglia con figli e, non da ultimo e principalmente, affanculo) e quindi li sfottevamo.
Quando poi sono cresciuto e sono andato alle superiori ho scoperto la musica dei punkabbestia e ho iniziato a vestirmi di conseguenza. Al che la gente ha iniziato a sfottere me poiché ero vestito da pattumiera ambulante. Mi gettavano gli spiccioli, mi chiamavano barbone (ok, è vero, non avevano tutti i torti) e m'invitavano a trovarmi un lavoro con motti poco gratificanti: mi avvertivano come una caricatura di un essere umano abbigliato come si deve (cioè di quelli che seguono le pubblicità ed in base a queste arrivano ad acquisire tutti i soliti vestiti ed i soliti accessori, cercando di somigliare l'uno a l'altro e rendendo l'occidente libero e progredito sempre più simile alla Cina di Mao). A questo punto, vedendomi  per la prima volta costretto nel ruolo dell'appestato, fui costretto a correre ai ripari ed iniziai a fare discorsi  da frichettone-hippydimerda-pacifista-coccolanegri: "esiste solo una razza: la razza umana" "non puoi giudicare un uomo dal colore della sua pelle"  e tutte queste stronzate qui. Tirai avanti per un po' in questo modo, sentendomi una persona eticamente irreprensibile, recitando tutte le frasi poc'anzi citate più qualcun'altra di personale invenzione (che per fortuna ho dimenticato), in qualsiasi momento venissero messi in discussione i diritti e l'onestà di una qualsiasi persona che provenisse al di fuori dai confini nazionali.
Poi arrivò il giorno più buio, il giorno in cui solo in pochi hanno la fortuna di potersi permettere di rimanere a letto e non alzarsi: il giorno in cui iniziai a lavorare, e per lavorare non intendo il lavoretto estivo per pagarsi le ferie ma intendo proprio LAVORARE: quando la porta dell'azienda si chiude alle tue spalle e ti rendi conto che quel posto ti vedrà star male, ti vedrà star così e così e non ti vedrà mai star bene, non vedrà mai la soddisfazione dipinta sul tuo volto, non sentirà mai nessuno dirti grazie e soprattutto (dati gli ultimi sviluppi) non ti vedrà mai uscire con la consapevolezza che non ritornerai il giorno dopo perché sei andato in pensione. E' lì che iniziai ad avere a che fare col l'astuzia birbona dell'essere umano, la sua continua volontà di guadagnare da qualsiasi situazione, totalmente incurante se ciò può arrecarti danno, del suo costringerti per meccanismo spontaneo d'autodifesa a farti diventare uguale a lui, cioè una merda ambulante.
Da quel giorno capii quell'unica cosa che da ragazzino in preda alla brama di accettazione sociale, e quindi esperto pappagallo di formule che permettono l'accesso ai vari rituali di riconoscimento sociale, non potevo capire e cioè che il razzismo, il sessismo, l'antisemitismo, etc. non sono pratiche giuste in quanto troppo vaghe e sempre prive di un impianto che ,alla sua base, non sia composto dalla paura o dall'insicurezza dell'individuo che le pratica. L'unica cosa praticabile ai fini dell'autodifesa è la misantropia: non  c'è uomo, donna, trans, female to male, male to female, queer, lesbica, efebo che in grembo non porti l'amaro seme della discordia, dell'impossibilità all'umana convivenza
ognuno in sé alberga
la malizia
la truffa
l'opportunismo
la voglia di arrivare scavalcando gli altri fingendo amicizia
mimando la cordialità (in una società dove la simpatia conta più del merito è facile indossare maschere per fingersi agnelli anziché gli avvoltoi che in realtà si è!)
recitando barzellette da bettola per inscenare situazioni da convivio
a cui nessuno voleva essere invitato
 In tutta sincerità
Mai mi son fatto male
come a stare a contatto con quelli che dovrei chiamare i miei simili
siano essi negri, sbirri, boyscout, atei, cattolici, ebrei, gay, lesbiche, puttane e ariani
preferirei cento volte esser chiuso in una gabbia con un leone digiuno di una settimana
che andare a far la spesa al supermercato e trovarmi sommerso
dall'umana immondizia
dall'umana lentezza
dalla umana arroganza
dall'umana prepotenza
dall'umana grettezza
che poi diviene violenza
fisica o verbale
domestica e sessuale
Non scrivo ciò
poiché mi ritengo migliore
ma solo perché
mi dichiaro inadatto al ruolo di essere umano
pace così

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