sabato 4 agosto 2012

L'indie rock itagliano mi appare come una cazzata

Itaglia,
paese di fanfaroni e ciarlatani
di cozze rivestite e di puttani
paese di persone che aspirano ad alta vette e, per raggiungerle, espongono solo il peggio di sé e, essendo questo loculo basato su valori insopportabili e credi fallaci, infine riescono anche a sedersi sul trono più alto, quello degli smargiassi e degli arroganti. Non esiste talento tra le menti che affollano questo paese e, quando c'è, i pochi beneficiari vengono messi in disparte mentre la gente continua ad ignorarli, più per partito preso che per reale valutazione... meglio leccare i culi giusti o sentirsi giustificati nella propria mediocrità che sturarsi gli orecchi e stroppicciarsi gli occhi dalla merda accumulata negli anni.
Questo discorso può essere applicato in qualsiasi situazione ci si trovi ad agire in questo anfratto di stronzaggine acuta. Ma oggi vogliamo applicarlo solo ed esclusivamente all'ambito musicale. Avrete sicuramente sentito parlare di un virus nocivo e letale denominato "indie rock italiano", ennesima reincarnazione di quel "nuovo rock italiano" che dagli anni '80 gli esperti (?????) del settore cercano di lanciare senza ottenere alcunché a parte qualche disco in classifica per un paio di settimane. Ebbene, stavolta, semplicemente cambiandogli il nome, sembra proprio che siano riusciti a creargli un certo seguito e a creare una sorta di giro, tra fans, credibilità artistica e discorsi a culo, intorno ad esso riuscendo solo ad ottenere l'ennesima prova di quanto l'Italia sia un paese retrogrado ed imbarazzante: plagi totali dal cantautorato italiano anni '70, pacchianate elettroniche anni '80 alla Camerini, vecchi saltimbanchi che provano ad essere uguali ai Pixies da vent'anni, un calderone di personaggi già visti e già subiti che con l'utilizzo del citazionismo bieco e fanfarone si autogiustificano per la loro stronzaggine e per la loro totale mancanza di credibilità artistica. Ecco a voi i motivi, ecco a voi i filoni, ecco a voi i nomi:
GLI EREDI DI VASCO ROSSI
Anche se gli appartenenti a questo filone odiano Vasco Rossi non si può certo non notare una certa somiglianza col cantautore di Zocca  nel modus operandi: un passato da bricconi per un presente da maitre-a-penser. Difatti costoro vantano tutti un passato da disgraziati-drogati-scavezzacollo ma che oggi sembrano, in virtù di ciò, esser diventati dei punti di riferimento culturale per le giovani generazioni. Ottengono questo risultato presentandosi sul palco ubriachi, dimostrazione di come, in itaglia,quando una vecchia spugna tracotante si presenta con una chitarra sparando cazzate attraverso un microfono venga subito elogiato del titolo di poeta maudit , puntando su musichine squallide, scopiazzate in qua e là da gruppi e cantautori che al di fuori del Brennero son passati di moda circa 20 anni fa, e saccheggiando a piene mani, nei testi, dall'opera di pensatori ed artisti a loro precedenti cercando di donare ai loro pezzi o alla loro semplice esistenza un'autorevolezza che non meritano. Si cita Carmelo Bene, ci si affianca al pensiero di Pasolini, ci si atteggia da essere umano provato alla Ungaretti per evitare di essere riconosciuti per quello che si è e cioè delle persone con appena la terza media, con 10 libri letti in vent'anni (di cui otto di aforismi) e che non riescono, com'è ovvio, a dare credibilità al suo pensiero se non  usando o, peggio ancora, mal interpretando quello degli altri. La citazione, in questo nuovo secolo, rappresenta solo la mancanza d'idee e bisogna proprio essere dei bimbi per lasciarsi affascinare da certi fantocci. Rappresentano la categoria: il teatro degli orrori, zen circus, after hours...
I GIOVANI CHE PRATICANO I RITI GIOVANI MA CHE CI TENGONO A FARTI SAPERE CHE SON MOLTO SCETTICI RIGUARDO AI RITI GIOVANI
Son persone normali, ragazzi come tutti, solo che, da quando hanno capito che chi suona chiava di brutto (anche questa è una visione molto retrograda e quindi italiota) hanno deciso di prendere gli strumenti in mano. Il problema, una volta presi gli strumenti in mano, è capire di cosa parlare poiché fare musica strumentale può risultare troppo impegnativo sia per che suona che per chi ascolta. Ecco allora che si ritrovano di fronte all'ardua scelta di parlare di sé per risultare più credibili; ma come poterlo essere quando si è trascorso una vita tra aperitivi, feste squallide con dj che metton su cd del cazzo e  storie d'amore che sembrano ispirate più a "io e te tre metri sopra al cielo" piuttosto che a "i dolori del giovane Werther"? La soluzione è giudicare in modo critico l'ambiente ove si vive e quindi, inavvertitamente, anche di sé stessi in modo da elevarsi dalle masse e passarci anche da acuti picconatori dell'esistente: l'itaglia è un paese di doppia moralità ove la gente, da un lato, si compiace di quello che fa ma, dall'altro, ama sentirsi presa per il culo per questo. Con sguardo, fintamente disincantato, si possono scorgere questi cialtroni affermare in continuazione che si sono rotti il cazzo di questo e di quest'altro o che le velleità da finto artista ti aiutano a scopare, con sotto una base tastierosa e vagamente wave di stampo anni '80 (frutto di anni trascorsi ai festini universitari ove il trash revival anni '80 la faceva da padrone) . Il risultato finale è comunque ritrovarsi di fronte a dei ventenni che parlano e si esprimono come se ne avessero quindici. Complimenti. Rappresentano la categoria: i cani, lo stato sociale...
QUELLI CHE NON PARLANO E NON SUONANO NIENTE MA, MENTRE LO FANNO, SON TALMENTE SERI CHE VIENE QUASI VOGLIA DI PRENDERLI SUL SERIO
I migliori di sempre in assoluto. Cantautori tormentati da non si sa cosa, sempre e comunque tristi e afflitti dal mal di esistere. Non si ubriacano come gli eredi di Vasco e non sono mega giovani  come i giovani che praticano i riti giovani, si vestono alla moda ma con la disinvoltura di un sessantenne e producono in genere musica acustica rompicoglioni e lagnosissima. Son persone che hanno trascorso le loro esistenze a farsi le seghe sulla compagna di classe strafiga mentre sostenevano di voler esser rispettati nel loro non saper abbinare la t-shirt al pantalone, del loro non volersi fare almeno una doccia alla settimana e  nella loro passione per D&D (ah anni '90, che ricordo orrendo che siete...). Avendo vissuto vite da fresconi e avendo ascoltato solo una manciata di dischi (in genere Nirvana, CSI, più qualche cantautore italiano anni '70) e, in più, avendo letto solo le missioni dei giochi di ruolo, non hanno molto da comunicare, ecco quindi che, per cantare il loro disagio, si affidano a due metodi ben distinti
1) Citazionismo da baci perugina
2) Uso improprio ed aggravato delle figure retoriche, mettendo insieme parole a caso, rappresentando il nulla più assoluto e disegnando paesaggi ove le farmacie sono compiacenti, ci si sposa coi cerotti usati, le piazze son mute per combattere l'acne e ci si ritrova ad invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare (oddio, ma per davvero?). Avete capito qualcosa? io nemmeno, magari i nostri poeti ermetici nonché del cazzo potrebbero aiutarci in tale ricerca ma son convinto che a voi, come a me, frega meno che un cazzo d'interpretare tali boiate. Rappresentano la categoria: le luci della centrale elettrica, dente, colapesce
Nella foto: una che fa finta di essere estroso ed artistico semplicemente esponendo una capigliatura del cazzo



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