martedì 17 gennaio 2012

Storie di vita vissuta: Adalgisio

Adalgisio all'asilo dimostrava già dei grossi ritardi, sembrava uno di quei bambini che si vedono nei cartoni animati giapponesi: occhiali a culo di bottiglia, cerotto sulla guancia, fisico da bimbo del Biafra ed un eterno filo di muco che gli fuoriesce da una narice. Siccome i bambini in età da asilo,  per quanto li si descriva teneri ed eticamente migliori degli adulti, erano soliti pestarlo ed umiliarlo come un cane maledetto, Adalgisio, se già aveva dei ritardi evidenti, sicuramente non migliorò con gli anni ma anzi iniziò dall'asilo ( e cioè, putacaso, dalla prima esperienza di relazione con persone estranee alla sua famiglia) una lenta ed inesorabile discesa verso gli inferi che si celano dietro la parola "vita" imparando presto che avrebbe fatto molto bene a non provarsi mai a cercare il termine "dignità" sul vocabolario altrimenti avrebbe potuto rimanerci molto male (eh si...)
Adalgisio si adeguò in fretta al suo ruolo, forse fermo nella convinzione che adeguarsi a come ti vogliono gli altri possa essere una garanzia di non essere tormentato oltre un certo limite ma, crescendo, si accorse (ammesso che ne fosse in grado) che se dai alla gente quello che vuole questa, come una folla famelica, chiederà sempre di più fino al punto di lasciarti esangue e privo d'indumenti al suolo, solo e dimenticato.
E fu così che nel suo quartiere venne indetta la "CACCIA AD ADALGISIO" ove due volte l'anno i ragazzini del suo quartiere lo aspettavano fuori di casa armati di cerbottane, sassi, fionde e rami adibiti a fruste al fine di fargli pesare la sua inadeguatezza in quanto essere umano e rincorrerlo per tutto il quartiere generando l'ilarità dei grandi ( "che ci vuoi fare? son ragazzi...), l'ammirazione delle ragazzine ("che figo il Mirko, che sfigato l'Adalgisio") e procurando al tapino ecchimosi e traumi psicologici insanabili.
Ce ne sarebbero altre da raccontare come quando lo fecero tornare a casa nudo o come quella volta che, a tradimento, gli fecero bere il piscio di cane, ma a questo giro voglio saltare direttamente all'apice, al punto più alto di umiliazione dell'essere umano e cioè il punto in cui, per umiliarne un altro, un uomo arriva ad umiliare anche sé stesso:
Siamo nel 1993 e Adalgisio frequenta ormai le scuole medie, come ogni mattina alle 11 ed un quarto chiede il permesso di andare in bagno (abitudinario come tutti i ritardati), si alza ed esce di classe. Percorre il corridoio e, con un dito opportunamente inserito nella narice destra a fini archeologici, apre la porta del bagno. Per sua sfortuna trova ad attenderlo due personaggi a lui ben noti: Mirko ( si il figo di cui sopra) e Paolo ( un po' meno figo ma comunque sempre ben quotato tra le ragazzine) che, con dei trincetti alla mano, lo fissano in maniera poco rassicurante
"ooooohhhhh guarda un po' chi c'è? Adalgisio!!!" fa il Mirko
Adalgisio rimane pietrificato, sa già che quello che sta per succedere non sarà affatto piacevole
"la sai una cosa?" fa il Paolo con modi sbruffoni "Mirko è un po' che sta insieme alla Elena di 2°D ma anche se non fanno altro che limonare dalla mattina alla sera, lei al Mirko non gli ha fatto neanche una sega"
Adalgisio ha paura, trema, non riesce a proferire parola
Mirko si avvicina ad Adalgisio prendendolo per le spalle e spingendolo contro il muro
"lo sai cosa succede Adalgisio quando ciucci con una per tanto e poi alla fine non sborri? Lo sai???"
Adalgisio non ce la fa, è una persona troppo stupida e di fronte ad un'emozione come la paura non riesce neppure ad accennare una fuga
"non lo sai eh? Ci credo  che non lo sai, sei un frocio!!!"
scoppiano a ridere entrambi
"sei frocio Adalgisio? Sei frocio si o no?" Paolo lo afferra per i capelli e lo strattona contro il termosifone
Sentendosi preso di mira sui suoi indirizzi sessuali, in un moto d'orgoglio da vero ritardato Adalgisio riesce ad aprire bocca ed a dire "no!"
"come no? come no?" si adira Mirko. Paolo lo prende di forza e lo costringe in ginocchio di fronte a Mirko tenendogli il trincetto alla gola
"se urli ti sgozzo"
"ci penso io a non farlo urlare!" ghigna il Mirko mentre si slaccia i pantaloni...
Il resto non ve lo racconto perché tanto ve lo potete immaginare, vi basti sapere che quando la bidella entrò nel bagno, insospettita da degli strani rumori, la scena che si ritrovò davanti agli occhi la pervase di un'emozione un po' ambigua: non sapeva se prendere a schiaffi quei due teppisti o se mettersi a piangere....
I due perversi monelli vennero sospesi per una settimana mentre ad Adalgisio venne garantita la promozione alla classe superiore al fine di non far parlare la famiglia e impedendo così lo scandalo che un fatto del genere avrebbe sicuramente generato.
Mi son ricordato di questa storia perché ieri, mentre ero in macchina, ho rivisto, dopo secoli, il povero Adalgisio: era su una bicicletta, sempre più ingobbito, scheletrico e con quell'espressione da povero fesso dipinta sul volto. Non so se quest'esperienza ha cambiato molto nella sua vita o se per lo meno sia riuscito anche solo minimamente a realizzare cosa gli fosse successo, so solo che la sua vita ha continuato a rotolare incessantemente lungo una discesa fatta di altre umiliazioni ed altra violenza mentre per i suoi aguzzini, ritardati quanto lui ma di un ritardo più socialmente accettabile (il bullismo), quell'episodio ha solo rappresentato un incidente di percorso, niente di eccezionale in fondo in fondo. Oggi Paolo e Mirko sono dei padri di famiglia, liberi di procreare, di mettere al mondo altri stronzi come loro ed educarli secondo dettami ed etiche da stronzo per formare delle esistenze che non son delle vere e proprie esistenze ma solamente delle stronzate.

Adalgisio per lo meno ha avuto, anche se incosapevolmente e non per sua scelta, il buon gusto di non figliare...


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