giovedì 23 agosto 2012

Ode alla tristezza

Che tristezza mi si dice,
non considerando di quanto la tristezza sia un termine caro al genere umano quanto la guerra e la strage.  Un termine che definisce una specie, che la distingue dalle altre: il serpente perde la muta, l'orso va in letargo e dorme con un occhio aperto ed uno chiuso, l'ape fa il miele, l'essere umano è triste. E' triste da quando ha perso la memoria, poiché prima era la memoria a caratterizzarlo ma, avendola persa, oggi non gli rimane che essere triste e ammazzarsi coi suoi simili (e ci si ammazza perché si perde la memoria storica).
E poi mi si dice che il mio vivere è tristezza: che tristezza che non sono andato in ferie quest'anno, che tristezza che non ho un animale da compagnia in casa, che tristezza che amo star da solo, che tristezza che non vado al mare, che tristezza che non amo socializzare, che tristezza... che tristezza...che tristezza che non vi facciate i cazzi vostri...
Eppure la tristezza è un sentimento così piacevole,

quel senso di torpore
 e di abbandono
quella voglia di rinuncia
alla vita e al suo frastuono
quel principio di pianto
che si fa necessità
quella foto di un muro in bianco e nero
che diventa sola ed unica realtà
'o madre Tristezza
che allatti di odio
proteggi i tuoi figli
in un nodo scorsoio
sussurra soave
che lo sperare è vano
e che la sola soluzione
è un volo dall'ultimo piano

governa potente
con la tua grigia autorità
dimostra al vivente
la sua inutilità
 zan zan!








Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.