giovedì 26 gennaio 2012

Si alla misantropia (col razzismo si gode solo a metà)

Quand'ero piccolo prendevo sempre in giro una bambina giapponese che frequentava la mia stessa scuola. Ero solito rivolgerle parole del tipo "sayonara" "arigatò" "karakiri" e "hiroshima" ma lei non gradiva molto poiché questo mio atteggiamento la faceva sentire diversa e quindi esclusa. In effetti non aveva tutti i torti: la avvertivo come una caricatura di un essere umano occidentale (l'essere supremo che s'inventa un dio per giustificare la propria stronzaggine e poi butta le bombe atomiche per vincere una guerra) e quindi la sfottevo.
Quand'ero un po' più grandicello iniziai ad andare alle scuole medie, loculo ove di solito si è soliti prendere in giro gli omosessuali anche se, sempre e comunque, dietro le spalle. Parole come "frocio" "finocchio" "culattone" erano all'ordine del giorno: li avvertivamo come una caricatura di un essere umano col giusto indirizzo sessuale (l'indirizzo che ti porta all'altare, ad una famiglia con figli e, non da ultimo e principalmente, affanculo) e quindi li sfottevamo.
Quando poi sono cresciuto e sono andato alle superiori ho scoperto la musica dei punkabbestia e ho iniziato a vestirmi di conseguenza. Al che la gente ha iniziato a sfottere me poiché ero vestito da pattumiera ambulante. Mi gettavano gli spiccioli, mi chiamavano barbone (ok, è vero, non avevano tutti i torti) e m'invitavano a trovarmi un lavoro con motti poco gratificanti: mi avvertivano come una caricatura di un essere umano abbigliato come si deve (cioè di quelli che seguono le pubblicità ed in base a queste arrivano ad acquisire tutti i soliti vestiti ed i soliti accessori, cercando di somigliare l'uno a l'altro e rendendo l'occidente libero e progredito sempre più simile alla Cina di Mao). A questo punto, vedendomi  per la prima volta costretto nel ruolo dell'appestato, fui costretto a correre ai ripari ed iniziai a fare discorsi  da frichettone-hippydimerda-pacifista-coccolanegri: "esiste solo una razza: la razza umana" "non puoi giudicare un uomo dal colore della sua pelle"  e tutte queste stronzate qui. Tirai avanti per un po' in questo modo, sentendomi una persona eticamente irreprensibile, recitando tutte le frasi poc'anzi citate più qualcun'altra di personale invenzione (che per fortuna ho dimenticato), in qualsiasi momento venissero messi in discussione i diritti e l'onestà di una qualsiasi persona che provenisse al di fuori dai confini nazionali.
Poi arrivò il giorno più buio, il giorno in cui solo in pochi hanno la fortuna di potersi permettere di rimanere a letto e non alzarsi: il giorno in cui iniziai a lavorare, e per lavorare non intendo il lavoretto estivo per pagarsi le ferie ma intendo proprio LAVORARE: quando la porta dell'azienda si chiude alle tue spalle e ti rendi conto che quel posto ti vedrà star male, ti vedrà star così e così e non ti vedrà mai star bene, non vedrà mai la soddisfazione dipinta sul tuo volto, non sentirà mai nessuno dirti grazie e soprattutto (dati gli ultimi sviluppi) non ti vedrà mai uscire con la consapevolezza che non ritornerai il giorno dopo perché sei andato in pensione. E' lì che iniziai ad avere a che fare col l'astuzia birbona dell'essere umano, la sua continua volontà di guadagnare da qualsiasi situazione, totalmente incurante se ciò può arrecarti danno, del suo costringerti per meccanismo spontaneo d'autodifesa a farti diventare uguale a lui, cioè una merda ambulante.
Da quel giorno capii quell'unica cosa che da ragazzino in preda alla brama di accettazione sociale, e quindi esperto pappagallo di formule che permettono l'accesso ai vari rituali di riconoscimento sociale, non potevo capire e cioè che il razzismo, il sessismo, l'antisemitismo, etc. non sono pratiche giuste in quanto troppo vaghe e sempre prive di un impianto che ,alla sua base, non sia composto dalla paura o dall'insicurezza dell'individuo che le pratica. L'unica cosa praticabile ai fini dell'autodifesa è la misantropia: non  c'è uomo, donna, trans, female to male, male to female, queer, lesbica, efebo che in grembo non porti l'amaro seme della discordia, dell'impossibilità all'umana convivenza
ognuno in sé alberga
la malizia
la truffa
l'opportunismo
la voglia di arrivare scavalcando gli altri fingendo amicizia
mimando la cordialità (in una società dove la simpatia conta più del merito è facile indossare maschere per fingersi agnelli anziché gli avvoltoi che in realtà si è!)
recitando barzellette da bettola per inscenare situazioni da convivio
a cui nessuno voleva essere invitato
 In tutta sincerità
Mai mi son fatto male
come a stare a contatto con quelli che dovrei chiamare i miei simili
siano essi negri, sbirri, boyscout, atei, cattolici, ebrei, gay, lesbiche, puttane e ariani
preferirei cento volte esser chiuso in una gabbia con un leone digiuno di una settimana
che andare a far la spesa al supermercato e trovarmi sommerso
dall'umana immondizia
dall'umana lentezza
dalla umana arroganza
dall'umana prepotenza
dall'umana grettezza
che poi diviene violenza
fisica o verbale
domestica e sessuale
Non scrivo ciò
poiché mi ritengo migliore
ma solo perché
mi dichiaro inadatto al ruolo di essere umano
pace così

sabato 21 gennaio 2012

Videomusic, gli anni '90 e Killing Joke-"Absolut Dissent" 2010

Me ne rendo perfettamente conto, i killing joke appartengono a quel genere di gruppi ormai noti anche alla mamma del maiale, nel senso che li conoscono un po' tutti...
Ricordo che da giovincello, avevo l'imbarazzante età di 15 anni, i killing joke erano solito palesarsi sul teleschermo di casa mia (con questo video qui) tramite il canale televisivo Videomusic che, al contrario della faziosa e giovanilistica fino al vomito Mtv, teneva molto all'acculturazione dei suoi giovani fruitori, provvedendoli con programmi e videoclips ben mirati. Nella mia mente è ancora vivo il ricordo di come Attilio Grilloni ci spiegasse I Virgin Prunes o c'introducesse ai nuovi gruppi punk, di come Jeff fosse totalmente informato su qualsiasi gruppo esistente al mondo, delle interviste intelligentissime di Clare Anne Matz, della simpatia mai banale del Cingoli... Tutte persone appassionate di musica ma anche decisamente qualificate per poterne parlare, donandoti degli stimoli che riuscivano a farti guardare oltre la musica, inserendola in un contesto sociale e storico. Ogni volta che spegnevi il televisore per andare a fare altro ti rendevi conto che avevi imparato anche qualcosa oltre che esserti messo a sentire della musica che, se ti fossi affidato a canali ben più ricchi e blasonati, non avresti mai ascoltato.
Poi è arrivato Cecchi Gori insieme a Red Ronnie e quel periodo è stato cancellato ma, alla fine della fiera, non mi riesce attribuire a queste due comunque ributtanti figure colpa alcuna: Videomusic muore ufficialmente nel momento preciso in cui la gente smette di appassionarsi alla musica ed inizia a viverla come un semplice sottofondo, come la colonna sonora delle loro storie d'amore fatte di plastica e di gesti che disegnano la routine, dei loro lavori sottopagati, dei loro desideri indotti...
La musica oggi non è più uno stimolo ma è solo merce di scambio perché, da un certo punto in poi, è risultato più conveniente produrre delle canzoni a basso costo ma dall'appeal irresistibile (un po' lo stesso principio che anima il capitalismo cinese e anche quello della Padania) piuttosto che in stimoli per creare della musica che facesse cultura, che segnasse un periodo. E fu così che la cultura ce la dovemmo iniziare a cercare nel sottosuolo, affogando tutti insieme in un calderone dal quale difficilmente si fuoriesce e cioè quello del considerarsi migliori poiché affiliati ad una realtà sconosciuta ai più (cioè la realtà di quelli a cui piace ascoltare musica, pensa te che élite stravagante...), facendoci diventare tutti molto più antipatici e sempre più compiaciuti del fatto di appartenere ad un gruppo chiuso...
Me ne rendo perfettamente conto, I killing joke appartengono a quel genere di gruppi ormai noti anche alla mamma del maiale, nel senso che li conoscono un po' tutti ma non posso fare a meno di non citarli su questo blog: se penso a quegli anni è il primo gruppo che mi viene in mente e a dire il vero non so neanche il perché, dato che il loro video con canzone annessa mi faceva anche cagare pesantemente. Sarà che poi dopo ho riscoperto i loro lavori precedenti al 94, innamorandomene completamente. Forse li avrei scoperti comunque ma mi piace pensare che senza videomusic non avrei mai avuto l'ardire di comprare a scatola chiusa il loro primo ed omonimo disco...
Absolut dissent è l'ultimo disco dei Killing Joke e loro, se non erro, non si son nemmeno scomodati a promuoverlo con un videoclip: oramai Mtv passa solo 10 video (i soliti per mesi e mesi) a rotazione e tutta una serie di programmi intenti ad insegnare a noi europei come diventare stupidi, ignoranti ed obesi come gli americani e a ridere di cose inutili e banali (si, a me "i soliti idioti" fa totalmente schifo!), se i killing joke facessero un video credo che lo si potrebbe trovare solo su youtube. Ecco che hanno deciso di andare in giro a suonarlo e basta, senza troppo proclami o pubblicità, riproponendosi dopo 4 anni di assenza semplicemente per quello che sono: un gruppo che ha segnato un'epoca e che ha influenzato quella successiva e non dei predicatori di aria fritta che per giustificare la loro presenza nel panorama musicale devono far finta di essere interessati ai bimbi africani poveri di 'sta minchia ( come fanno quegli evasori fiscali di merda degli u2)
  
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mercoledì 18 gennaio 2012

Il drammone crocierone-Schettino è innocente!

Il dramma incommensurabile che si cela, birichino, dietro all'enorme tragedia del naufragio del concordia non è quello dell'uomo Francesco Schettino, che in realtà sta andando incontro alla fine non della sua carriera ma della sua vita (in qualsiasi senso si voglia intendere il termine), ma di un sistema di gestire le cose tipico delle aziende di questo paese, e cioè a cazzo di cane. Il fatto di aver assunto in qualità di manovalanza a basso costo un esercito di filippini totalmente incapaci di parlare in italiano ma solo in un inglese base (immaginatevi voi come si possa spiegare bene un piano di emergenza mentre si verifica una catastrofe del genere esprimendosi in un inglese di base) e l'aver mantenuto Schettino alla guida di una nave nonostante fosse noto che fosse un totale demente, sono già due argomenti che non possono non farci pensare al fatto che la colpa non sia di Schettino, che alla fine può rispondere solo della colpa di essere un beota, bensì di chi l'ha piazzato lì a fare il gagarone col timone. La costa crociere risponde alla crisi assumendo personale a basso costo e diminuendo la qualità del prodotto, cosa piuttosto comune qua in Italia tra i liberi imprenditori. Anziché reagire all'attacco cinese con la qualità, ci si abbassa al punto di considerare il loro modello economico come vincente e a copiarlo a piè pari cercando così di mantenere lo stile di vita dei quadri dirigenti elevato (se il lavoro diminuisce si licenzia i lavoratori qualificati con contratto regolare e si assume una manica di raccattati al nero per far rimanere l'utile su somme elevate). D'altronde che la classe dirigente qua in Itaglia faccia pena non è una storia nuova: incapace di portare innovazione e prodotti vendibili ma solo di elemosinare i soldi allo stato, come insegna il modello FIAT da una vita, la nostra classe dirigente si avvia verso la reception per pagare un conto che speriamo essere salatissimo. Tuttavia ci dobbiamo rassegnare ai fatti che vedono ormai Schettino additato come principale, se non quando unico, responsabile del disastro e costretto quindi a pagare per tutti una cosa che non sarebbe mai successa se, dopo le sue sbruffonate di Barcellona, lo avessero preso a calci nel culo come opportuno. Purtroppo viviamo in un paese fondato sugli agnelli sacrificali che tolgono i peccati dal mondo, dove viene colpita una sola persona per salvarne cento e quindi dobbiamo già abituarci all'idea che la costa crociere continuerà a solcare i mari, ogni volta incrociando le dita e sperando che non si verifichi un'altra tragedia perché questo è anche il paese dove la prevenzione corrisponde all'uso degli scongiuri e delle preghiere, piuttosto che alla scienza e al buon senso. Proporrei quindi, se mi è concesso, di non schiaffare Schettino in galera ma di fargli seguire obbligatoriamente e a sue spese un corso degli alcolisti anonimi per smettere di bere ( l'avete sentita la sua conversazione con DeFalco? UN DELIRIO!!!!) ed invece spingerci a calci nel culo i dirigenti della costa crociere senza se e senza ma (io non gli farei nemmeno il processo, pensa te!).  

un uomo che già dallo sguardo si rivela brillante...

martedì 17 gennaio 2012

Storie di vita vissuta: Adalgisio

Adalgisio all'asilo dimostrava già dei grossi ritardi, sembrava uno di quei bambini che si vedono nei cartoni animati giapponesi: occhiali a culo di bottiglia, cerotto sulla guancia, fisico da bimbo del Biafra ed un eterno filo di muco che gli fuoriesce da una narice. Siccome i bambini in età da asilo,  per quanto li si descriva teneri ed eticamente migliori degli adulti, erano soliti pestarlo ed umiliarlo come un cane maledetto, Adalgisio, se già aveva dei ritardi evidenti, sicuramente non migliorò con gli anni ma anzi iniziò dall'asilo ( e cioè, putacaso, dalla prima esperienza di relazione con persone estranee alla sua famiglia) una lenta ed inesorabile discesa verso gli inferi che si celano dietro la parola "vita" imparando presto che avrebbe fatto molto bene a non provarsi mai a cercare il termine "dignità" sul vocabolario altrimenti avrebbe potuto rimanerci molto male (eh si...)
Adalgisio si adeguò in fretta al suo ruolo, forse fermo nella convinzione che adeguarsi a come ti vogliono gli altri possa essere una garanzia di non essere tormentato oltre un certo limite ma, crescendo, si accorse (ammesso che ne fosse in grado) che se dai alla gente quello che vuole questa, come una folla famelica, chiederà sempre di più fino al punto di lasciarti esangue e privo d'indumenti al suolo, solo e dimenticato.
E fu così che nel suo quartiere venne indetta la "CACCIA AD ADALGISIO" ove due volte l'anno i ragazzini del suo quartiere lo aspettavano fuori di casa armati di cerbottane, sassi, fionde e rami adibiti a fruste al fine di fargli pesare la sua inadeguatezza in quanto essere umano e rincorrerlo per tutto il quartiere generando l'ilarità dei grandi ( "che ci vuoi fare? son ragazzi...), l'ammirazione delle ragazzine ("che figo il Mirko, che sfigato l'Adalgisio") e procurando al tapino ecchimosi e traumi psicologici insanabili.
Ce ne sarebbero altre da raccontare come quando lo fecero tornare a casa nudo o come quella volta che, a tradimento, gli fecero bere il piscio di cane, ma a questo giro voglio saltare direttamente all'apice, al punto più alto di umiliazione dell'essere umano e cioè il punto in cui, per umiliarne un altro, un uomo arriva ad umiliare anche sé stesso:
Siamo nel 1993 e Adalgisio frequenta ormai le scuole medie, come ogni mattina alle 11 ed un quarto chiede il permesso di andare in bagno (abitudinario come tutti i ritardati), si alza ed esce di classe. Percorre il corridoio e, con un dito opportunamente inserito nella narice destra a fini archeologici, apre la porta del bagno. Per sua sfortuna trova ad attenderlo due personaggi a lui ben noti: Mirko ( si il figo di cui sopra) e Paolo ( un po' meno figo ma comunque sempre ben quotato tra le ragazzine) che, con dei trincetti alla mano, lo fissano in maniera poco rassicurante
"ooooohhhhh guarda un po' chi c'è? Adalgisio!!!" fa il Mirko
Adalgisio rimane pietrificato, sa già che quello che sta per succedere non sarà affatto piacevole
"la sai una cosa?" fa il Paolo con modi sbruffoni "Mirko è un po' che sta insieme alla Elena di 2°D ma anche se non fanno altro che limonare dalla mattina alla sera, lei al Mirko non gli ha fatto neanche una sega"
Adalgisio ha paura, trema, non riesce a proferire parola
Mirko si avvicina ad Adalgisio prendendolo per le spalle e spingendolo contro il muro
"lo sai cosa succede Adalgisio quando ciucci con una per tanto e poi alla fine non sborri? Lo sai???"
Adalgisio non ce la fa, è una persona troppo stupida e di fronte ad un'emozione come la paura non riesce neppure ad accennare una fuga
"non lo sai eh? Ci credo  che non lo sai, sei un frocio!!!"
scoppiano a ridere entrambi
"sei frocio Adalgisio? Sei frocio si o no?" Paolo lo afferra per i capelli e lo strattona contro il termosifone
Sentendosi preso di mira sui suoi indirizzi sessuali, in un moto d'orgoglio da vero ritardato Adalgisio riesce ad aprire bocca ed a dire "no!"
"come no? come no?" si adira Mirko. Paolo lo prende di forza e lo costringe in ginocchio di fronte a Mirko tenendogli il trincetto alla gola
"se urli ti sgozzo"
"ci penso io a non farlo urlare!" ghigna il Mirko mentre si slaccia i pantaloni...
Il resto non ve lo racconto perché tanto ve lo potete immaginare, vi basti sapere che quando la bidella entrò nel bagno, insospettita da degli strani rumori, la scena che si ritrovò davanti agli occhi la pervase di un'emozione un po' ambigua: non sapeva se prendere a schiaffi quei due teppisti o se mettersi a piangere....
I due perversi monelli vennero sospesi per una settimana mentre ad Adalgisio venne garantita la promozione alla classe superiore al fine di non far parlare la famiglia e impedendo così lo scandalo che un fatto del genere avrebbe sicuramente generato.
Mi son ricordato di questa storia perché ieri, mentre ero in macchina, ho rivisto, dopo secoli, il povero Adalgisio: era su una bicicletta, sempre più ingobbito, scheletrico e con quell'espressione da povero fesso dipinta sul volto. Non so se quest'esperienza ha cambiato molto nella sua vita o se per lo meno sia riuscito anche solo minimamente a realizzare cosa gli fosse successo, so solo che la sua vita ha continuato a rotolare incessantemente lungo una discesa fatta di altre umiliazioni ed altra violenza mentre per i suoi aguzzini, ritardati quanto lui ma di un ritardo più socialmente accettabile (il bullismo), quell'episodio ha solo rappresentato un incidente di percorso, niente di eccezionale in fondo in fondo. Oggi Paolo e Mirko sono dei padri di famiglia, liberi di procreare, di mettere al mondo altri stronzi come loro ed educarli secondo dettami ed etiche da stronzo per formare delle esistenze che non son delle vere e proprie esistenze ma solamente delle stronzate.

Adalgisio per lo meno ha avuto, anche se incosapevolmente e non per sua scelta, il buon gusto di non figliare...


sabato 14 gennaio 2012

Winds Forlorn-We, the damned 2012

Non riesco a capire se questo disco è già uscito o se è ancora in attesa di esser pubblicato, fatto sta che gioie come questa vanno condivise e diffuse per tutto il globo e ne va incoraggiato l'acquisto anche a voi che siete solo dei frichettoni finti poveri con la villa con piscina ed una porsche per ogni elemento della famiglia (maggiordomo compreso) che predicano bene ma poi si indignano se un disco gli viene fatto pagare più di tre euro. Mentre attendete che il vostro macbookpro abbia finito di scaricare il disco, andatevi a dare una lavata, sudici coccolanegri che non siete altro, e magari leggetevi anche "viaggio al termine della notte" di Celine così vi fate una cultura anche su cose che non comprendono le collanine di merda essiccata, gli infradito di canapa e i dildi in caucciù.
I winds forlorn fanno un depressive black metal molto ambient ma anche un pò symphonic con delle forti tinte di rottura di coglioni che permeano l'atmosfera durante l'intero periodo d'ascolto. Se vi girano le palle vi farebbe meglio stare alla larga da questo disco ma se non è questo che vi farà girare i coglioni oggi di sicuro troverete qualcos'altro (poiché la vita è una merda), allora a questo punto tanto meglio farsi roteare gli zebedei con un po' di musica a tema.

Dysphorium-Displaced 2008

Questo disco, che dal nome dell'autore e dal titolo stesso, potrebbe essere catalogato inizialmente come  l'ennesimo disco black metal di chiara matrice depressive, in verità, alla fine dei giochi, è solo depressive senza black metal ( anche se in verità, con sapienza e dovizia, ne riprende gli umori più inquietanti e malsani): trip-hop, dark ambient e solitudine per un disco di questo "cazzonesoiochiè" D.J. che  su facebook conta circa 80 fans.
Dategli una mano a farlo sentire più importante e meno stronzo mettendo un "mi piace"
questa non è la copertina del disco ma, in tutta onestà, non ne ho trovata neanche mezza credibile, quindi, o così oppure vaffanculo

venerdì 13 gennaio 2012

La vita di merda è un po' come uno sport

Son tumefatto da una serata all'insegna dei bagordi, ho delle pesche enormi sotto gli occhi e dei rimasugli di vomito e sangue sulla felpa che, andando a letto ieri notte, non ho avuto la forza e la buona creanza di sfilarmi di dosso. Il fiato mi puzza e mi fa male la testa, se quando avevo 12 anni mi avessero mostrato un'istantanea di me in questo momento forse non ci avrei mai voluto credere. Guardarmi allo specchio fa sempre più male alla mia autostima che, per inciso, cala vertiginosamente di giorno in giorno.

Son cose alle quali non so resistere: appuntamento alle sette e mezzo al bar "Le tube di Falloppio", ove la pochezza di spirito dona quiete all'uomo inetto e un po' cialtrone, con Giusva Palestrati, Mimmo Gaurdacavallo e Sincero Cerotti a gozzovigliare tra coctails variopinti e crostini fosforescenti. Poi, dopo aver mangiato poco e bevuto tantissimo, si salta in macchina diretti verso una qualsiasi balera, dancing, night club e qualsiasi altro posto presente nel raggio di 100Km che sia dotato di una strobosfera, pessima musica, pali da lapdance e tante signorine a pagamento.
Ieri purtroppo si è rivelata essere una domenica piuttosto sfortunata per noi poveri erotomani alcolizzati, una domenica vittima del sabato che la ha preceduta, carica di chiusure per derattizzazione, per sanzioni contro la vendita di alcolici oltre l'orario consentito e per denunce riguardanti lo sfruttamento della prostituzione. Ed è stato così che la totalità dei nostri locali preferiti ieri sera son rimasti chiusi. La dura legge del proibizionismo ci ha colpiti duramente, impedendoci di poter praticare il nostro sport preferito: la vita di merda.
Siam stati costretti, considerata la mesta situazione, a dirigerci verso uno di quei posti a metà tra il pub e la discoteca, ma una discoteca di quelle normali, quelle dove la gente va a conoscersi e ad iniziare magari, chissà, un incredibile love story con tanto di canzone d'amore a fare da colonna sonora e pensierini dolci dolci spediti via sms con la tariffa "you and me".
La serata a questo punto si prospettava un po' del cazzo: per fare del sesso squallido ed appiccicaticcio bisognava parlare ed essere brillanti e non pagare ed essere spoetizzanti, cio' donava alle ore a venire un sapore molto simile a quello di un rutto di barbone.
Sentivamo del disagio in progressione una volta oltrepassata la soglia del locale, vedevamo gente ben vestita ( o per lo meno non si vestiva con i vestiti dati in donazione dai cugini più grandi come noi altri poveri stronzi) che ballettava e parlava, parlava e ballettava. Timidi passi di danza e chiacchiere accennate, un senso di totale mancanza di spontaneità a permeare l'etere, una totale devozione per la noia ad incorniciare i volti degli avventori: la situazione era peggiore di quello che ci immaginavamo prima di entrare, l'unica soluzione, a quel punto, poteva essere solo bere.
E abbiam bevuto.
Come le bestie bevono
senza ritegno
senza riguardo
per noi stessi
per gli altri
madonna puttana
se abbiamo bevuto
d'altra parte è così, se la situazione non ti è consona e vuoi tirar a far serata l'unica soluzione per ambientarti o, per lo meno, lenire i sintomi da inadeguatezza è sicuramente ubriacarsi come delle vecchie puttane. L'unico problema purtroppo è che ognuno reagisce nei modi più disparati:
a me, personalmente, prende la sbornia triste e sono totalmente inabilitato a muovermi e a relazionarmi, mentre a Giusva, Mimmo e Sincero prende la botta violenta e basta niente per farli andare in bestia tutti e tre e generare una rissa dai risvolti truculenti e sanguinosi.
"oh ragasci, vado in bagno... pissiare..." faccio agli altri mentre con difficoltà cerco di alzarmi
"cascio disci?" mi chiede Sincero
gli agito la mano davanti come a dire "niente tranquillo, lascia perdere"
e barcollando mi avvio verso la lucina che indica la toilette
ad un certo punto, mentre sono a metà del mio basculante ed incerto tragitto, sento un rumore metallico, come l'infrangersi di una lastra sul pavimento. Mi giro di scatto e vedo un cameriere con Giusva davanti intento a strattonarlo per la camicia. Alla mia destra arrivano dei buttafuori incazzatissimi che si dirigono verso i miei amici. Inizia la discussione e dopo poco partono i cazzotti.
 Lì per lì non riuscivo a capire, l'alcol assunto mi deteriorava la percezione del pericolo e soprattutto il senso d'empatia e collaborazione verso i miei compagni d'avventura ma soprattutto, anche se avessi capito, non mi avrebbe permesso di fare dei grossi movimenti, visto che per farmi cadere al suolo sarebbe bastato un semplice spintone in quel momento. Intanto la rissa scoppia tra i miei amici ed i buttafuori e gli ultimi sembrano proprio riuscire ad avere il sopravvento sui primi, una massa piuttosto consistente di persone si allontana dal luogo della colluttazione in corso ed alcuni di loro mi urtano in malo modo e mi fanno traballare. Ad un certo punto sento che sto per cascare e allora la mia mano, in un ultimo, disperato gesto di lucidità, si aggrappa alla prima cosa che gli capita a tiro: la gonna di una tipa. La gonna si strappa ma io riesco a cadere in ginocchio e a rialzarmi (ovviamente con difficoltà), davanti a me c'è un tizio che mi squadra e accanto a lui una tipa che urla terrorizzata:
"oddio, la mia gonna! la mia gonna!!!" fa lei mentre piange
"Non ti pveoccupave cava, ci penso io a questo scveanzato!"fa lui mentre si avvicina
"cascio vuoi?" faccio io mentre basculo
"come ti pevmetti animale?"fa lui mentre si avvicina e carica il pugno
"la mia gonna!la mia gonna!" fa lei mentre piange e le lacrime le struccano il viso
"cascio vuoi?"faccio io mentre basculo
"ova te la devi pvendeve con me, maniaco e stupvatove!!!" fa lui  mentre sta per sferrarmi un fendente
che non riesce ad affondare nel mio volto poiché, ormai sfinito e azzerato dall'alcol, cado al suolo faccia a terra poco prima che il suo pugno possa ghermirmi.
Le ultime parole che mi ricordo, prima di essere buttato fuori dal locale a calci nel culo insieme agli altri tre, sono il tipo che fa:
"Guavda Bvigitta, siamo solo alla pvima uscita insieme e già faccio sfoggio di vivilità al fine di difendevti. Cvedo che a questo punto, per sdebitavti, mi sei debitvice di un pompino mentve guido la mia poVsche"
"ma io veramente..."fa lei mentre si asciuga le lacrime
"cosa fai? osi contvaddivmi?Guavda che ti faccio licenziave dal mio papà!" fa lui mentre l'afferra per un braccio conducendola via
Alla fine a questo mondo tutti cerchiamo di fare schifo, ognuno a modo suo e, in quanto essere umani, direi che la cosa che ci riesce piuttosto bene.

giovedì 12 gennaio 2012

lettera aperta al signor Nek: amico dei preti, fautore di peti

Caro signor nek,
lo si sa oramai da millenni: la musica leggera italiana è di per sé una musica altamente irritante se non addirittura agghiacciante, un'accozzaglia improbabile di arrangiamenti squallidi, basi banalotte e voci pompose e presuntuose a sovrastare tutto quello che c'è da sovrastare (in primis l'orecchio dell'ascoltatore, in secundis il suo buon senso), in un'evoluzione che sta portando solo alla creazione di finte icone pop costruite a tavolino negli uffici rai e mediaset ma avvalendosi comunque del televoto (ah la democrazia); potrebbe apparire quindi come una sorta di accanimento terapeutico o, peggio ancora, come abuso d'incapace il fatto che io ora mi avvii nel puntarle l'indice contro signor Nek ma, purtroppo per lei, non ho intenzione di dilungarmi in un'inutile critica della sua arte nel comporre stupide canzonette (talmente stupide che non meritano nemmeno di essere canticchiate sotto la doccia). Quello che realmente m'interessa di lei è questa sua vocazione a divenire cantore ufficiale della santa sede, vocazione che si rispecchia nei testi ed in alcune scelte di mercato da lei fatte di recente. I testi delle sue canzoni trasudano una passione marcia e stantia per quell'aggeggio indefinibile e putrescente che i più stolti (tra i quali forse c'è anche lei) sono ancora soliti chiamare vita: una passione innata per quei piccoli fatti insignificanti che secondo i preti ed i beghini come lei dovrebbero farci apprezzare la vita, quelle piccole cose che solitamente diamo per scontate ma che in realtà, alla fine della fiera, son le uniche che dovrebbero infonderci la gioia di vivere. Questa è una serie di citazioni estratte dal pezzo "e da qui" ove lei ci enumera tutta una serie impressionante di stronzate, pezzo giustamente selezionato per fare da colonna sonora alla pubblicità antidroga sovvenzionato dai precedenti ministeri della salute e delle politiche giovanili (ministri selezionati da mr Berlusconi, uno che di droghe se ne intende parecchio):

"Una stretta di mano, tuo figlio che ride (...) un bicchiere di vino insieme a tuo padre"
L'attaccamento patetico ai valori della famiglia e dell'amicizia ci svela la natura malevola ed infima della sua persona, signor Nek ( ma poi che cazzo di nome d'arte ha? cazzo vuol dire nek???), svelandoci infine  anche un dramma insito nella natura di tutto il paese Itaglia: un cattolico medio attaccatissimo alla vecchia regola del "si fa ma non si dice" che pur professando onestà pratica l'intesa di sottobanco (la stretta di mano è simbolo di accordo) ricoprendo il tutto con la patina appiccicosa dell'amicizia (le cose fatte tra amici, un classico della corrente andreottiana anni '80). In più rivela l'impossibilità tipica del cattolico e cioè quella di, in maniera metaforica, uccidere il padre: questa società è una società legata al passato e, venerandolo, non riesce a superarlo, in questo risiede il rapporto tra il credente ed il dio cattolico, padre benevolo ma dittatore che assoggetta è relega ad una condizione di sudditanza insormontabile precludendo lo sviluppo e l'emancipazione culturale dell'individuo e, di riamando, di un'intera società.

"la pioggia d'agosto e il rumore del mare"
Ecco il cattolico ed il suo rapporto infimo ed ipocrita con la natura: la natura è prodotto di dio ed in quanto tale non può che essere buona. Tutto ok, basta che lei, signor nek, riesca a spiegarlo alle vittime dei terremoti, dei maremoti e degli Tsunami senza, per cortesia, affidarsi a puttanate del tipo "punizione divina" o "cattiva condotta del genere umano" perché altrimenti la prendo di peso, a lei che è tanto un buon cattolico, e la proietto in un rovo di ortiche e cobra non prima di averla rimpinzata a dovere con bacche velenose e funghi paralizzanti al grido di "dov'è il tuo dio ora???". La natura segue sé stessa, non ha etica ne tantomeno ascolta gli ordini del suo stupido dio signor nek

"...e poi fare l'amore sotto la luna guardarsi e rifarlo più forte di prima..."
Eccolo il macho cattolico, quello che chiava prima del matrimonio e poi la domenica va a predicare di non disperdere il seme, pieno della convinzione che tanto prima o poi le cose cambieranno nei dettami del vaticano ( se uno chiava due volte di fila non mi sembra che lo faccia esclusivamente per procreare). Molto belle poi queste dichiarazioni di virilità (...rifarlo più forte di prima...) che rivelano un atteggiamento becero e tamarro ( lei starebbe molto bene tra i protagonisti di jersey's shore). Comunque se per lei tra le piccole cose che rendono la vita la cosa più bella che si ha comprende anche un corretto funzionamento dell'apparato riproduttivo, le consiglierei di aggiungere anche una ottima igiene intima e, last but not least, la regolarità d'intestino che a dire il vero mi sembra la più importante del lotto e quindi le consiglierei, al fine di sembrare più credibile, d'inserire questa la prossima volta anziché raccontarci delle sue trombate al chiaro di luna (di cui non ce ne frega un cazzo)

"non c'è niente di più naturale che fermarsi un momento a pensare che le piccole cose son quelle più vere
e restano dentro di te e ti fanno sentire il calore ed è quella la sola ragione per guardare in avanti e capire
che in fondo ti dicono quel che sei."
... e come gran finale è bene soffermarsi su questo periodo: ecco l'uomo inutile, privo d'aspirazioni e di velleità, l'uomo che si fonda sui bisogni base come bere, mangiare e scopare ed in essi individua il suo perché nel mondo, il significato della sua esistenza tutta. Queste sono le basi della massificazione, del conformismo becero e di provincia, dell'ipocrisia che si cela dietro l'umiltà cattolica. Nella vita quindi, secondo lei signor nek, bisognerebbe soffermarsi sul minimo sindacale che ogni essere umano in realtà dovrebbe detenere come punto fermo della propria dignità senza mai provare a spingersi oltre? In questo orribile verso di questa orribile canzone si nasconde il marcio di una società intera, una società che si spinge e si costringe da sola allo sprofondo tramite la morale cattolica e l'afflizione della propria individualità, una società sconfitta ed assuefatta alla propria mediocrità e che lei signor nek asseconda, conferma (con la sua produzione "artistica") e soprattutto incita dato che, considerato che poi quelli che vengono considerati come poeti, scrittori, musicisti e pittori sono i baciapile come lei, non può altro che tornarle di conto: in una società composta da nullità sono i mediocri a fare la parte gli artisti.


lunedì 9 gennaio 2012

il drammone rock'n'roll!!!!

L'altro giorno mentre scrutavo nei meandri remoti delle mie amicizie facebook ( non perché abbia tanti amici ma solo perché, delle volte, mi accorgo di essere amico di gente mai vista prima) ho notato che un tizio aveva postato sulla sua bacheca questo articolo qui ove un giornalista generico di rock genericamente inteso in modo molto generico parlava di un argomento di cui, pareva, non comprendere una generica minchia: Il rock e la sua scomparsa dalle classifiche!
Nell'articolo si faceva leva sul fatto che il rock non riuscisse a comparire nelle classifiche di nessuno dei paesi che contano (cioè quelli dove la gente se ne va in giro camminando solo con due gambe e non con tutti e quattro gli arti) per quel che riguardava il 2011 per una questione da ricondurre all'incapacità cronica di chi oggi si ritrova ad interpretare il genere in questione nel dare voce ai fantasmi e agli umori di questa epoca moderna ma anche, e soprattutto, al non saper donare nuova linfa  alla ricerca ed alla sperimentazione per cui il rock si è sempre contraddistinto.
Ora, il mio discorso è molto semplice: chi cazzo se ne frega?
Una volta appurato, circa vent'anni fa, che una rock star non può e non è in grado di salvare il genere umano dalla fame, le guerre e dalle malattie e chi, nello star system, lo fa tuttora (ad es. Bono Vox e Jovanotti) è solo uno stronzo che fa una barca di quattrini tra concerti benefit e collaborazioni bavose coi leader dei paesi in via di sviluppo al fine di trasferire i propri fondi neri nei paesi in questione e, quindi, evadere il fisco, perché mai uno si dovrebbe mettere a fare la rock star politicizzata della situazione?
Le umane genti hanno dunque bisogno di un Ozzy Osbourne che gli spieghi l'economia o, in questi tempi di tracollo e di sconfitta, avranno dunque essi bisogno di un vero economista?
Spettacolare quando l'autore dell'articolo denuncia il fatto che il popolo degli indignati non ha una canzone rock per inno: è circa vent'anni che  c'è sempre un furgone con tanto di casse e dj reggae di merda a bordo che pompa musica fascista ( e cioè il reggae) alle manifestazioni anti fasciste ( è un po' per questo che in giovane età preferii le messe nere alle manifestazioni di piazza) quali sono dunque le canzoni rock che fanno da simbolo ai movimenti di piazza degli ultimi vent'anni? L'autore sembrerebbe saperlo peccato però che non ce lo dica.
Ma poi parliamoci chiaro in quarant'anni di rock impegnato che cazzo è cambiato? tra Bruce Springsteen, Bob Dylan, Crass, Gang of Four e Propagandhi chi ha fatto la differenza? Chi ha cambiato le coscienze apportando una rivoluzione culturale nella sua epoca? Nessuno di questi ha cambiato un cazzo: quelle che vengono spacciate come rivoluzioni culturali nel rock sono semplicemente delle mode che coinvolgono le persone per il periodo dell'adolescenza poi, bene o male, tutti rientrano nei ranghi e si vanno a cercare un "vero" lavoro... il mondo di oggi sarebbe stato uguale, con o senza rock...
In più, non è vero che i musicisti rock hanno perso la vena sperimentale e ricercatrice, semplicemente, tale attività nella musica non paga: negli anni '80 la musica cambiò per molti, con l'avvento della musica pop l'industria discografica comprese che spendendo molti meno soldi (costa sicuramente di più produrre i Pink Floyd che Cindy Lauper) poteva guadagnare molto di più, aprendosi così al mercato delle canzoncine canticchiabili e chiudendo sempre di più alla musica di ricerca: ecco che oggi i gruppi "più impegnativi" finiscono per non comparire più nelle classifiche.
Certo, c'è da dire che se per l'autore quelle merde dei black keys ( che in realtà sono solo un gruppo revival di un'epoca che fu e del quale non ce ne frega proprio un cazzo) sono un gruppo rock resta poco da aspettarsi. Ma poi basta col termine "rock", nessuno sa cosa vuol dire e cosa rappresenti, proprio in questi tempi in cui la musica di genere sta sparendo sempre più.
MA CHE CAZZO!

giovedì 5 gennaio 2012

Nocturnal depression-suicidal thoughts 2011

Se al mondo esiste un gruppo di persone che non ne può più di tutte quelle cose orrende che rendono la vita di ogni essere umano uno squallido rito fatto d'abitudini ed orari (socializzare, lavorare, fare la spesa, far finta di essere felici o entusiasti quando s'incontra qualcuno che non si vede da un po', esibire sorrisi ed allegria di prima mattina, fare colazione al bar e commentare con gli amici i risultati del gioco pallone) questi sono i nocturnal depression. Da anni ormai ci allietano con canzoni ultra tristi e super pesanti, atmosfere terse di disagio e disforia e titoli di album che sono una vera gioia ( soundtrack for a suicide, cult of negation...). Questo è il loro ultimo disco, al solito è un monumento alla depressione e alla sconfitta quotidiana.

lunedì 2 gennaio 2012

Tempo di festeggiamenti per Disagio a Vita

Allora,
scrivo questo post per poter festeggiare con voi il lieto evento che si è appena verificato:
Disagio a vita festeggia oggi 10 000 visualizzazioni dalla sua nascita (ottobre 2010).
Ricordandovi che Chiara Ferragni con il suo blonde salad 10 000 visualizzazioni le fa in un giorno ( e quindi anche che la vita è una vera merda quando non sei bionda e non ti sai vestire come un essere umano) vi ringrazio tutti con il cuore in mano
Voi che credete in questo blog
Voi che non credete in questo blog
voi che avete lasciato una serie di commenti costruttivi
voi che avete lasciato una serie di commenti al fine di dimostrare al cosmo quanto siete imbecilli
voi che scaricate i dischi che metto in download ( che siete due o tre persone in fondo ma comunque vabbè)
Voi che credete che chi scrive su questo blog sia solo uno Sgarbi senza contratto
Voi che amate Vasco Rossi
Voi che dovete semplicemente andare in culo
un abbraccio fraterno ed un calcio nelle palle dal vostro sincero amico
Herr von Disgrazia

la profezia dell'oracolo ( Italia di merda)

Lo so,
in questi ultimi giorni la vita è stata molto sbarazzina e molti di voi, rivolgendo i vostri sguardi all'avvenire, stanno già sperando che questo nuovo anno porti successo, gloria e tanto sesso per tutti. Purtroppo l'anno nuovo non cambierà un cazzo anche perché oggi come oggi è difficile andare in una direzione differente da quella percorsa sino ad ora. Se esiste un momento per starsene rintanati in una qualche fossa, con la testa tra le mani ed una sinistra tremarella al culo è adesso: niente potrà andare meglio rispetto all'anno scorso poiché la crisi economica richiederà immobilità, immobilità nella ripartizione delle tasse, immobilità nei contratti di lavoro, immobilità nei privilegi, immobilità nei sacrifici... quindi, a meno che tutto peggiori (che è l'unica variante possibile), c'è da augurarsi che tutto rimanga com'è ( sarebbe già tantissimo)
In tempi di crisi il fascismo torna di moda e quindi anche la sua visione economica conservatrice ed autarchica. Solo così si potrà uscire dalla crisi, rimettendo in piedi il vecchio ministero dell'economia nazionale di mussoliniana memoria ( ministero che poi Benitone debellò poiché per fare delle scelte economiche così non ci voleva certo un mago).
Lo so,
ora molti di voi inizieranno a tuonare che la crisi non l'hanno voluta loro ma coloro i quali governano, investono, fabbricano, rubano i soldi, fanno versi strani alla borsa di Milano; beh, mi spiace molto ma, e odio dovervi smentire, questa crisi l'avete voluta voi!
L'avete voluta voi con il vostro voto disattento e disinteressato
L'avete voluta voi quando avete iniziato ad aver paura del  terrorismo
L'avete voluta voi quando avete iniziato a credere che i politici fossero tutti uguali
ignorando completamente che siete voi i primi ad essere tutti uguali
L'avete voluta voi quando non siete andati a votare per la procreazione assistita e per la modifica dell'articolo 18 ( si perché per quest'ultimo si è già votato 7/8 anni fa ma a nessuno fregò un cazzo)
L'avete voluta quando avete delegato il futuro dei vostri figli ai contratti sbarazzini in vigore negli ultimi dieci anni
L'avete voluta voi con i vostri favoritismi
il vostro mobbing sui posti di lavoro
l'avete voluta voi con le intese di sottobanco
il conto del muratore pagato in nero
le strizzate d'occhio
i gesti d'intesa prima di non rilasciare lo scontrino
Quindi ora vediamo di non rompere tanto il cazzo eh

Oggi i negozi sono vuoti
Non so se questo sarà l'ultimo capodanno per l'umanità
sicuramente sarà l'ultimo per l'italianità (che avrebbe anche un po' rotto il cazzo a questo punto)
ciao