giovedì 12 gennaio 2012

lettera aperta al signor Nek: amico dei preti, fautore di peti

Caro signor nek,
lo si sa oramai da millenni: la musica leggera italiana è di per sé una musica altamente irritante se non addirittura agghiacciante, un'accozzaglia improbabile di arrangiamenti squallidi, basi banalotte e voci pompose e presuntuose a sovrastare tutto quello che c'è da sovrastare (in primis l'orecchio dell'ascoltatore, in secundis il suo buon senso), in un'evoluzione che sta portando solo alla creazione di finte icone pop costruite a tavolino negli uffici rai e mediaset ma avvalendosi comunque del televoto (ah la democrazia); potrebbe apparire quindi come una sorta di accanimento terapeutico o, peggio ancora, come abuso d'incapace il fatto che io ora mi avvii nel puntarle l'indice contro signor Nek ma, purtroppo per lei, non ho intenzione di dilungarmi in un'inutile critica della sua arte nel comporre stupide canzonette (talmente stupide che non meritano nemmeno di essere canticchiate sotto la doccia). Quello che realmente m'interessa di lei è questa sua vocazione a divenire cantore ufficiale della santa sede, vocazione che si rispecchia nei testi ed in alcune scelte di mercato da lei fatte di recente. I testi delle sue canzoni trasudano una passione marcia e stantia per quell'aggeggio indefinibile e putrescente che i più stolti (tra i quali forse c'è anche lei) sono ancora soliti chiamare vita: una passione innata per quei piccoli fatti insignificanti che secondo i preti ed i beghini come lei dovrebbero farci apprezzare la vita, quelle piccole cose che solitamente diamo per scontate ma che in realtà, alla fine della fiera, son le uniche che dovrebbero infonderci la gioia di vivere. Questa è una serie di citazioni estratte dal pezzo "e da qui" ove lei ci enumera tutta una serie impressionante di stronzate, pezzo giustamente selezionato per fare da colonna sonora alla pubblicità antidroga sovvenzionato dai precedenti ministeri della salute e delle politiche giovanili (ministri selezionati da mr Berlusconi, uno che di droghe se ne intende parecchio):

"Una stretta di mano, tuo figlio che ride (...) un bicchiere di vino insieme a tuo padre"
L'attaccamento patetico ai valori della famiglia e dell'amicizia ci svela la natura malevola ed infima della sua persona, signor Nek ( ma poi che cazzo di nome d'arte ha? cazzo vuol dire nek???), svelandoci infine  anche un dramma insito nella natura di tutto il paese Itaglia: un cattolico medio attaccatissimo alla vecchia regola del "si fa ma non si dice" che pur professando onestà pratica l'intesa di sottobanco (la stretta di mano è simbolo di accordo) ricoprendo il tutto con la patina appiccicosa dell'amicizia (le cose fatte tra amici, un classico della corrente andreottiana anni '80). In più rivela l'impossibilità tipica del cattolico e cioè quella di, in maniera metaforica, uccidere il padre: questa società è una società legata al passato e, venerandolo, non riesce a superarlo, in questo risiede il rapporto tra il credente ed il dio cattolico, padre benevolo ma dittatore che assoggetta è relega ad una condizione di sudditanza insormontabile precludendo lo sviluppo e l'emancipazione culturale dell'individuo e, di riamando, di un'intera società.

"la pioggia d'agosto e il rumore del mare"
Ecco il cattolico ed il suo rapporto infimo ed ipocrita con la natura: la natura è prodotto di dio ed in quanto tale non può che essere buona. Tutto ok, basta che lei, signor nek, riesca a spiegarlo alle vittime dei terremoti, dei maremoti e degli Tsunami senza, per cortesia, affidarsi a puttanate del tipo "punizione divina" o "cattiva condotta del genere umano" perché altrimenti la prendo di peso, a lei che è tanto un buon cattolico, e la proietto in un rovo di ortiche e cobra non prima di averla rimpinzata a dovere con bacche velenose e funghi paralizzanti al grido di "dov'è il tuo dio ora???". La natura segue sé stessa, non ha etica ne tantomeno ascolta gli ordini del suo stupido dio signor nek

"...e poi fare l'amore sotto la luna guardarsi e rifarlo più forte di prima..."
Eccolo il macho cattolico, quello che chiava prima del matrimonio e poi la domenica va a predicare di non disperdere il seme, pieno della convinzione che tanto prima o poi le cose cambieranno nei dettami del vaticano ( se uno chiava due volte di fila non mi sembra che lo faccia esclusivamente per procreare). Molto belle poi queste dichiarazioni di virilità (...rifarlo più forte di prima...) che rivelano un atteggiamento becero e tamarro ( lei starebbe molto bene tra i protagonisti di jersey's shore). Comunque se per lei tra le piccole cose che rendono la vita la cosa più bella che si ha comprende anche un corretto funzionamento dell'apparato riproduttivo, le consiglierei di aggiungere anche una ottima igiene intima e, last but not least, la regolarità d'intestino che a dire il vero mi sembra la più importante del lotto e quindi le consiglierei, al fine di sembrare più credibile, d'inserire questa la prossima volta anziché raccontarci delle sue trombate al chiaro di luna (di cui non ce ne frega un cazzo)

"non c'è niente di più naturale che fermarsi un momento a pensare che le piccole cose son quelle più vere
e restano dentro di te e ti fanno sentire il calore ed è quella la sola ragione per guardare in avanti e capire
che in fondo ti dicono quel che sei."
... e come gran finale è bene soffermarsi su questo periodo: ecco l'uomo inutile, privo d'aspirazioni e di velleità, l'uomo che si fonda sui bisogni base come bere, mangiare e scopare ed in essi individua il suo perché nel mondo, il significato della sua esistenza tutta. Queste sono le basi della massificazione, del conformismo becero e di provincia, dell'ipocrisia che si cela dietro l'umiltà cattolica. Nella vita quindi, secondo lei signor nek, bisognerebbe soffermarsi sul minimo sindacale che ogni essere umano in realtà dovrebbe detenere come punto fermo della propria dignità senza mai provare a spingersi oltre? In questo orribile verso di questa orribile canzone si nasconde il marcio di una società intera, una società che si spinge e si costringe da sola allo sprofondo tramite la morale cattolica e l'afflizione della propria individualità, una società sconfitta ed assuefatta alla propria mediocrità e che lei signor nek asseconda, conferma (con la sua produzione "artistica") e soprattutto incita dato che, considerato che poi quelli che vengono considerati come poeti, scrittori, musicisti e pittori sono i baciapile come lei, non può altro che tornarle di conto: in una società composta da nullità sono i mediocri a fare la parte gli artisti.


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