giovedì 5 luglio 2012

Signora Fornero io ti amo davvero

Cara Fornero (ma come cazzo fai di nome? Elsa? che bel nome...)
ieri è stata respinta la sfiducia nei tuoi confronti e di ciò, sia chiaro sin da subito, io gioisco e godo. Il tuo sguardo così sbarazzino da bimba birichina, quel tuo modo di fare da lady di ferro, quel flemma tipico della dominatrice bondage e, soprattutto, quelle tue affermazioni e quelle tue prese di posizioni così impopolari ma, al contempo, sensuali... Perché è proprio da quell'affermazione scomoda di qualche giorno fa che parte la mia sincera e genuina passione per te
"Stiamo cercando di proteggere le persone, non i loro posti. L'attitudine delle persone deve cambiare. Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio" Quando l'ho letta la prima volta pensavo di svenire dalla commozione, poiché, come da anni aspettavo, qualcuno finalmente aveva deciso di dire l'unica cosa che c'era da dire: il lavoro in Italia è marcio non solo perché viene distrutto dall'alto, da istituzioni e leggi a favore dei titolari, ma anche dall'interno e cioè dai lavoratori stessi che dimostrano di non meritarsi altro. In quanti oggi, e per favore non pensate subito al solo settore pubblico, sull'affermazione che "il lavoro è un diritto" ci si sono adagiati, spendendo ore su ore a grattarsi il cazzo in catena, tra gli scaffali dei magazzini, nei cessi di un ufficio? In quanti giocano la carta vincente della ruffianeria e del savoir faire per catturare la simpatia di una qualche capo reparto o del titolare stesso e approfittarsene per battersene i coglioni e delegare tutto agli altri poveri stronzi la cui unica colpa e non avere la lingua allenata all'arte del leccaggio? In Italia, a dire, i mezzi legislativi per licenziare uno stronzo ci sono già, ma i vari responsabili e titolari preferiscono lavarsene le mani e lasciare tutto così com'è, delegando ai soliti poveri stronzi una mole di lavoro maggiore ogni giorno (se uno non lavora e passa le giornate a scaccolarsi sul posto di lavoro, sarà ovvio che toccherà agli altri, sempre al solito stipendio, portarlo a termine) ed ecco che, in tempi di crisi quando le scuse finiscono, tocca allo stato occuparsi di questo e fare la parte di quello cattivo.
Bisogna iniziare a pensare che se a uno non piace lavorare, ma solo guadagnare a scapito dei suoi colleghi, è giusto anche che abbia una vita terribile e che gli enti provvidenziali gli chiudano le porte in faccia senza tatto ne ritegno, lasciandolo così a campare d'elemosina e di stenti (si rimedierebbe anche al problema delle pensioni così).
Purtroppo per te, oh Elsa, queste cose le sanno solo quelli che tutte le mattine hanno solo in mente che devono arrivare in fondo alla giornata in maniera dignitosa, senza cercare di fare lo sgambetto a nessuno (sempre meno alla fine).

Chi, in questo paese, è munito di alti valori risulta sempre essere il più scemo di tutti.

E' un paese ingrato questo Elsa, e per chi vuol cambiare le cose la strada è lunga, difficile e senza sconti. Esiste una casta di privilegiati a Montecitorio proprio perché l'itaglia è popolata da gente che vuol sentirsi privilegiata senza fare un cazzo dalla mattina alla sera: tutti a reclamare i diritti e nessuno che abbia presente i propri doveri.
Bella merda, nevvero?
ciao micina
smack!



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