martedì 23 agosto 2011

Storie di vita vissuta: la scuola media, media e di merda

Quand'ero un pò meno piccolo, e quindi mi avviavo ad'essere un po' più adolescente ma non troppo, mia madre m'iscrisse alla scuola media dei figli delle persone per bene che tutte le mattine, come lei, si alzano per andare a lavorare. Poi però ci ripensò e decise, di punto in bianco, di mandarmi alla scuola dei figli delle persone problematiche che facevano diventare  problematici anche i figli. Alla base del suo ragionamento c'era che siccome alla scuola dei figli delle persone problematiche vi erano, giustamente, pochi iscritti, allora i professori si sarebbero occupati con più dedizione agli studenti visto che, per l'appunto, ne avevano un numero esiguo. Mai errore fu più letale e, nel giro di tre anni, la mia vita si tramutò da quella di un bimbo normale a quella di un complessato che ogni mattina, quando si alzava, aveva il mal di schiena e un carico di stress pari solo a quelli di un cavatore di marmo agli ultimi anni di contributi. Ricordo con molto affetto la volta in cui un bulletto, che a 16 era sempre in seconda media, per farsi bello agli occhi delle ragazzine mi piantò un calcio in pieno volto facendomi andare in emorragia il naso con conseguente corsa all'ospedale e tre giorni di tampone infilato nelle narici. Mia madre andò a chiedere spiegazioni al preside ma, la povera genitrice, dovette arrendersi all'evidenza che il "povero ragazzo" apparteneva ad una famiglia "difficile" e sospenderlo o addirittura denunciarlo avrebbe potuto rappresentare un grosso trauma per lui e quindi tutto finì nel dimenticatoio.  E come non scordare quel cazzotto in faccia, dato in un momento d'euforia da un altro stronzo, chiaramente con un'età più consona alla laurea piuttosto che alla licenza media, in cui rimediai un labbro tumefatto. A quel giro però fui più vendicativo ( e anche furbo tendenzialmente) e aspettai lo stronzo fuori da scuola, ma, quando si nasce miserabili c'è poco da fare, nel preciso istante in cui gli mollai anch'io un cazzotto in bocca stava tenendo la mascella aperta ( intento a sparare stronzate ai quattro venti) e il mio pugno gli atterrò dritto nella parte più acuminata dei suoi incisivi, riuscendo ad ottenere il solo risultato di essermi fatto male due volte. Quando mia madre mi vide col labbro tumefatto decise di andare ancora una volta a bussare alla porta del preside ma, anche a questo giro, non ottenne alcunché : il preside fece rapporto a tutti e due per non causare, al solito, traumi allo stronzo e per punire la mia voglia di giustizia privata fuori della scuola.
Chi però mi rimane più nel cuore sono i professori:
La professoressa di matematica: persona grigia e severissima, riusciva ad assegnare per il giorno dopo  pagine e pagine di calcoli su calcoli, problemi su problemi. Il suo motto era "la lezione per casa è come le medicine!" il giorno che le risposi "si, ma troppe medicine avvelenano" mi portò dal preside urlandomi nell'orecchio che le ero mancato di rispetto. Ovviamente il preside mi fece il rapporto costringendomi anche a ringraziare quella troia perchè aveva desistito dal farmi sospendere
La professoressa d'italiano: Ex-nobile decaduta, non è mai riuscita, in tre anni, a considerarmi una persona dotata di diritti umani. Il suo odio per me( mai giustificato in maniera logica)raggiunse il suo picco quando, non sapendo una risposta, mi afferrò per i capelli tirandomi uno schiaffo e intimandomi a tornare a sedere. Che troia
La professoressa di Educazione Tecnica: al contrario di quella d'italiano non mi odiava ma, senza vergogna né ritegno, non si lasciava mai scappare l'occasione per ricordarmi quanto fossi inutile e incapace e di come, nella vita, non sarei mai stato capace di combinare niente. Per quanto ne so, per tutti e tre gli anni, ha votato la mia bocciatura senza se e senza ma. Quella troia
Il professore d'educazione artistica: noto fascista dichiarato, faceva di tutto per umiliare i suoi studenti: se arrivavi con 5 minuti di ritardo ti obbligava a stare fuori per un'ora e, quando poi ti richiamava, ti faceva stare in mezzo alle classe decantando i vari motivi per cui tu eri un figlio di papà (ignorando assolutamente l'educazione che ti era stata impartita e la tua derivazione di classe) ed invece lui era uno che aveva patito la fame e si era fatto da solo, dicendo anche che se ne fregava ( me ne frego!) se tua madre andava dal salumiere a parlare male di lui. Una volta mi azzardai a dirgli "guardi che mia madre va alla coop, dal salumiere ci andrà lei che la pagano profumatamente": altra gita dal preside con obbligo di doverosi ringraziamenti al sopra citato  pezzo di merda poiché aveva desistito dal farmi sospendere. Quel Troio

Poi ci sarebbe ancora una sequela di personaggi infami e lugubri di cui parlarvi, dal bidello infame alla professoressa di ed. fisica nazista, ma ve li risparmio in quanto figure secondarie.
Gli anni sono passati e i frutti si son visti:
Quello che mi tirò un calcio in faccia: oggi è un felice TSO ( evitare di sospenderlo non gli è fruttato molto a quanto pare)
Quello che mi spaccò il labbro: è morto per ragioni sconosciute dopo aver intrapreso traffici loschi dei quali molta gente ignora la natura e coloro i quali sanno preferiscono non parlarne ( uguale come sopra)
La professoressa di matematica: venne colpita da dei grossi dolori alla schiena ma, nonostante i suoi continui ricorsi,  non riuscì ad andare in pensione anzitempo. Credo eserciti tuttora con un tutore alla schiena ( chissà quante medicine dovrà prendere ora....)
La professoressa d'Italiano: ha visto due tra i suoi affetti più cari morire sotto i suoi occhi piangenti e lì, tutto il suo rigore, è venuto un pò meno ( chissà se avrà pensato che fosse tutta colpa mia...)
La professoressa d'educazione tecnica: perse il marito qualche anno dopo e per colpa della sua stessa negligenza non ha avuto diritto alla pensione del caro estinto ( chi era l'incapace?)
Il professore di educazione artistica: è morto di un male terribile ma sicuramente urlando: "me ne frego della morte! me ne frego del dolore! W il duce!" anche se preferisco immaginarmelo piangente ed impaurito come tutti gli studenti che metteva alla berlina
La vita è una cosa orribile, ora lo sanno anche loro...
MESS WITH THE BEST, DIE LIKE THE REST!


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