lunedì 12 marzo 2012

UNA SERA AL CINEMATOGRAFO: Vicky Cristina Barcelona 2008

Vicky e Cristina, due vacche impomatate a stelle e strisce, vanno in Spagna per ferie e per bagordi. Ovviamente, trattandosi di un film di W. Allen, le due sconce meretrici provengono da delle famiglie altolocate ed hanno ricevuto un istruzione di alti livelli (per quanto possa essere alta in un paese di vacche e vaccari come gli U.S.A.). Il loro livello culturale piuttosto elevato (?????) le porta, un bel dì, ad una mostra di quadri del cazzo col solo proposito di fare quelle classiche figure di merda per cui gli americani si distinguono in queste occasioni ("Oh my god! Com'è possibile che Van Gogh non riuscisse a fare delle linee dritte????" vi giuro che questa l'ho sentita davvero n.d.a.) ed invece, ma guarda te, incontrano un tamarro spagnolo (caso mai ci fosse bisogno di specificare che uno spagnolo è tamarro per definizione) nonché pittore di donne nude (ma va là, non me lo sarei mai immaginato) che la affabula con una marea di discorsi a culo e facendole ubriacare come delle giacchette (ah, l'intramontabile vecchia scuola del corteggiamento!). Le due stolte cagne senza poesia si lasciano quindi incantare e, come in un fantastico racconto della catena harmony, decidono di seguire l'affascinante pittore tamarro in un viaggio in aereo (ovviamente lo stronzo ha il jet privato) verso la sua magione estiva. Nonostante la riluttanza di una delle due giumente zoppe il tronfio pettone riesce a chiavarsele entrambe ma, con suo grande rammarico, non contemporaneamente. Seguono una serie di roccambolesche avventure del cazzo e colpi di scena noiosissimi ove alla fine si scopre che in realtà il pittore è un muratore albanese in fuga dalla polizia, in quanto non detentore di permesso di soggiorno, e le due maledette rospe inguardabili finiscono al gabbio per falsificazione di documenti e dove, nell'ultima emozionantissima scena, vengono violentate da un gruppo di muratrici lesbiche tramite l'utilizzo di alcune gambe da tavolo (sullo svolgimento e le dinamiche dell'azione ci rimettiamo alla vostra immaginazione dato che riteniamo superflua una descrizione dell'evento)
Woody Allen, dopo averci scassato il cazzo per anni con le sue paranoie sulle donne, decide di fare un film dove lui si fa da parte, dando ampio spazio alle donne e mettendole come protagoniste principali  facendole esprimere in quello che, secondo lui, è il loro modo di ragionare e di porsi, raggiungendo il solo risultato di farcele passare veramente come una banda di mentecatte storpie che di fronte ad un bicipite o ad deltoide troppo scoperti perdono il senno e la ragione. In più c'è da aggiungere che come un americano vuol fare un film fuori dai suoi confini nazionali immancabilmente cade in una figura di merda clamorosa; caro signor Allen, la sua visione semplicistica dell'Europa come un enorme Disneyland divisa in reparti e sezioni, dove per amare si va in Spagna, per riflettere si va in Francia e per rompere il cazzo si va in Itaglia (come dimostrano quotidianamente i suoi simpaticissimi co-terranei in quel di Firenze), è quanto di più offensivo e riduttivo i miei occhi abbiano visionato negli ultimi 5/6 anni. Mi dia retta, continui a fare film ove espone al mondo il suo essere un complessato di 76 anni che ha fatto i soldi parlando di cose che qua in Europa abbiamo già appreso e dato per scontate circa alla fine del XVIII° secolo, anzi che mettersi a fare il saccente su due universi che palesemente non conosce: le donne ed il vecchio continente, caro il mio povero pedofilo stronzo!
P.s. Gradirei ricevere degli apprezzamenti per non aver fatto perno, nella mia critica, sul fatto che Woody Allen è un ebreo maledetto e bacchettone
Sono un drago!

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