domenica 6 maggio 2012

Una sera al cinematografo: Eraserhead 1978

Un ometto stolido e ridicolo con i capelli da punkabbestia si aggira, camminando come un pinguino, per le periferie di una città squallida e sudicia come lui. C'è anche un tizio ripieno di piaghe che ogni tanto appare e tira una sorta di sciacquone che aspira degli spermatozoi viscidi ed aggressivi che vengono fatti schiantare contro delle pozzanghere di merda. Ad un certo punto entra in scena una biondina vestita da bambolina del cazzo con evidenti e svariati ritardi mentali della quale, l'ometto stolido, s'innamora. D'un tratto lei decide di presentare lui ai genitori i quali non sembrano molto felici di fare la sua conoscenza trattandolo come un coglione (cosa che effettivamente è) e offrendogli un pollo ripieno di merda che lui, virilmente, non mangia. A quel punto, fatte le presentazioni, lei si trasferisce a casa di lui in pianta stabile e, mentre lui continua a fissare il radiatore come un beota, lei partorisce un bimbo che, come è inevitabile con due genitori così, nasce storpio e a forma di cazzo ambulante. La notte è lunga ed il bimbo geme in continuazione così che la genitrice, incapace a prender sonno, decide stoicamente di abbandonare il nido materno lasciando lo scherzo di natura alle cure dell'inetto padre il quale nel mentre sogna di andare con la vicina di casa che, a mio parere, è infinitamente più discreta della moglie del povero stronzo. Ma la dura realtà si ripresenta quando lo scemo si risveglia con un bimbo a forma di cazzo  da accudire e che, notte tempo, ha avuto anche la bella pensata di ammalarsi. L'imbarazzante cerca di accudirlo ma, durante le cure, s'addormenta (che personcina!) e sogna una tipa vestita da Shirley Temple con le guance enormi che balla schiacciando degli spermatozoi che piovono dal soffito (beh, entusiasmante!). Al suo risveglio il raccapricciante genitore decide, così a caso, di rimuovere il pannolino del cazzo-bambino (o bambino del cazzo se preferite) che inizia ad estendersi a dismisura in una poltiglia di una sostanza che, durante la visione, ci è parsa essere, come dire, un misto tra mestruo di mucca, merda di cavallo ed intestini di cammello (per la gioia degli animalisti). L'ultra cazzo-bambino, ora poltiglia di merda, divora la testa del genitore sputandola per strada dove un gruppo di strozzini-trabagai-rottinculo-pezzi di merda la raccoglie portandola in una sorta di laboratorio d'artigianato e, grazie ad un marchingegno particolareggiato di cui ignoramo la funzione ed i meccanismi, ne estrae materiale per la fabbricazione di gomme per cancellare.
Il film poi continuerebbe ma io, onestamente, non ho più un cazzo di voglia di parlarne.
Di Lynch m'impressiona la capacità di produrre film senza senso ma che riescono ad incatenare un pubblico, principalmente composto da intellettuali della minchia e cinefili di merda, in una sorta di labirinto ove la via d'uscita pare essere l'arrivare al senso compiuto del film, anche se, come da sempre l'autore stesso specifica, i film in questione sono totalmente sprovvisti di filo logico. Se si fa un giro sul web ci si accorgerà che in molti cercano di dare spiegazioni alle sue pellicole producendosi, prima, in spiegazioni affascinanti in quanto a struttura del discorso e, in seguito, in scivoloni umilianti nei regni del ridicolo in quanto a logica portante. La fotografia del film è esaltante ma per il resto non ha trama e, infine, nemmeno un senso compiuto, l'unico obiettivo è catturare l'immaginazione di una manica di stronzi che non hanno un cazzo da fare a giornate e condurli verso un limbo fatto di stronzate e spocchia infinita.



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