Ad un certo punto, dati i suoi brillanti risultati in qualità di tirapiedi, viene promosso in qualità di quello che deve licenziare la gente visto che l'azienda, per poter aumentare le ore di lavoro al giorno, ha bisogno, com'è ovvio da secoli in Itaglia, di diminuire il personale: il giovane, essendo molto intraprendente e parecchio stronzo, accetta immediatamente. Il lavoro però non risulta essere facile ed il giovane intraprendente si trova a scontrarsi con una classe impiegatizia che, chi sa come mai, non vuole saperne di rassegnare le dimissioni. Il giovane si dispera e decide di chiavare la fidanzata rosso crinita nell'orifizio anale in cerca d'ispirazione: la cosa purtroppo non gli dona giovamento e decide di andare a puttane. Per sua fortuna rimorchia una negra incredibile che lo chiaverà a morte da metà film fino in fondo. Alla fine il giovane riceve l'illuminazione e si licenzia lasciando tutto il pubblico interdetto...
Eugenio Cappuccio conferma l'opinione che ci eravamo fatti di lui coi due precedenti lungometraggi: un regista che parla di lavoro e che dovrebbe cambiare lavoro. La fotografia è una merda, la sceneggiatura sembra presa da un libro di Bruno Vespa, gli attori andrebbero deportati in un centro rieducativo per poveri stolti con deficit pesanti. L'unica cosa che si salva è la negra che denota il possesso di un culo da paura, due tette da urlo e due cosce impossibili... peccato però che è negra....
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