Che il black metal sia questione di chitarre elettriche, urla disumane e culi pitturati è ormai opinione dei soli stolti che, imperterriti, cercano appigli e sicurezze in un mondo che ormai non può più fornirne. In questo disco il black metal si palesa nella sua essenza primigenia rivelando quanto, oramai, il black metal sia stato in prima fila nella battaglia contro la musica di genere decretandone poi la condanna a morte che, in questi anni, si sta attuando ovunque tranne che, come è ovvio, in itaglia. Folk nordico, monotonia, voce dotata di raschio e pathos, tastierine tenebrose e accenni di dark-wave ad incupire ulteriormente. Triste è pensare come sia possibile che in paese dove fino all'altro ieri vigeva un regime restrittivo e chiuso come l' Ungheria esistano gruppi del genere mentre in Italia, paese sulla carta più libero e democratico, al massimo possiamo permetterci solo l'ennesimo clone degli immortal. Riflettere...
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