mercoledì 24 novembre 2010

Il Bar dei Caccolosi

Entrai nel bar dei caccolosi per consumare un buon caffè, di quelli che si possono bere solo al bar.
Il barista era un ciccione madido e sudoso intriso fino agli occhi di cattivo gusto e di pedofilia, il resto degli utenti erano a sedere, la faccia nascosta tra i bicchieri ed i giornali del giorno prima, si piantavano le dita nel naso estraendo capperoni verdi, rossi e gialli, poi li guardavano, li studiavano, qualcuno li appiccicava sotto al tavolino, qualcun' altro li mangiava desideroso di risparmiare sulle patatine merdose di quel posto di merda.
Arrivai al bancone tra gli sguardi diffidenti dei caccolosi e mi esprimei così:
"desidererei un caffè, per cortesia..."
" eh oh!" esclamò il barista ciccione e pedofilo con disprezzo ( chiaramente si aspettava che io prendessi qualcosa di più, spendendo cifre più remunerative per un maiale come lui) e si mise all'opera.
La macchina del caffè fischiava soavemente
Il ciccione madido pensava al nulla
Io pensavo solo alla morte
Ad un tratto il ciccione madido e barista si girò di scatto:
" Gufio, senti lì, la riconosci?" prese il portatile che aveva accanto alla cassa e schiacciò un pulsante. Quello che venne fuori dalle casse del bar era la versione originale di wild boys dei duran duran
Una roba allucinante
Il caccoloso denominato Gufio si alzò di scatto, ormai distolto dall'operazione di ripulitura dei dotti nasali, e, iniziando a ballettare in modo goffo e disordinato, gridò:
"I FROCIONI!!!! QUESTA E' LA MI MUSIA DI VANDO ERO GIOVINE! I FROCIONI!!!!!!"
il caffè era ormai pronto, io ero disgustato e volevo morire
Perchè?
Perchè quest'umanità era ormai così svilita e svilente
Uscii dal bar senza prendere il caffè e mi accorsi con terrore che tutta la gente fuori in strada si stava scaccolando fortissimamente mettendo a dura prove le proprie narici. Le narici iniziarono a sanguinare scaturendo in emorragie a rotta di collo. E quello che prima era un rigagnolo dal naso di ognuno diveniva poi un flusso continuo che si univa agli altri flussi divenendo poi un torrente. Violento, in piena, fuori controllo. Ne venni sopraffatto, trasportato, inghiottito, soffocato, fino alla morte che da molto ormai anelavo. 
MORALE DELLA FIABA:
L'unico regalo che mi ha fatto la società è stato quello di escludermi uccidendomi. 



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